venerdì 5 giugno 2009

Villa Almerico Capra "la Rotonda"




Questa villa veneta nasce a ridosso di Vicenza su commissione del conte Paolo Almerico.

La costruzione, iniziata nel 1566 circa, consiste di un edificio quadrato, completamente simmetrico ed inscrittibile in un cerchio perfetto. Descrivere la villa come "rotonda" è tuttavia tecnicamente scorretto, dato che la pianta dell'edificio non è circolare ma rappresenta piuttosto l'intersezione di un quadrato con una croce greca. Ognuna delle quattro facciate era dotata di un avancorpo con una loggia che si poteva raggiungere salendo una gradinata; ciascuno dei quattro ingressi principali conduceva, attraverso un breve vestibolo o corridoio, alla sala centrale sormontata da una cupola. L'aula centrale e tutte le altre stanze erano proporzionate con precisione matematica in base alle regole proprie dell'architettura di Palladio che egli elaborò nei suoi Quattro libri. Proprio la sala centrale rotonda è il centro della composizione, alla quale il Palladio imprime slancio centrifugo allargandola verso l'esterno, nei quattro pronai ionici e nelle scalinate. La villa risulta così un'architettura aperta, che guarda la città e la campagna.
Per consentire ad ogni stanza un'analoga esposizione al sole, la pianta fu ruotata di 45 gradi rispetto ai punti cardinali. Ognuna delle quattro logge presentava un pronao con il frontone ornato di statue di divinità dell'antichità classica. Ognuno dei frontoni era sorretto da sei
colonne ioniche (esastilo ionico). Ogni loggia era fiancheggiata da una singola finestra. Tutte le stanze principali erano poste sul piano nobile.
Con l'uso della cupola, applicata per la prima volta ad un edificio di abitazione, Palladio affronta il tema della pianta centrale, riservata fino a quel momento all'architettura religiosa.

Né Palladio, né il proprietario Paolo Almerico videro il completamento dell'edificio, malgrado questo fosse già abitabile nel 1569. Vincenzo Scamozzi, fu assunto dai proprietari per sovrintendere ai lavori di completamento, che ebbero luogo nel 1585, limitatamente al corpo principale, con la costruzione della cupola, sormontata dalla lanterna.
Palladio intendeva coprire la sala centrale con una volta semisferica, ma Scamozzi progettò una volta più bassa con un oculo (che doveva essere a cielo aperto) ispirandosi al Pantheon e apportò altre limitate modifiche al progetto, come il taglio alla scalinata che permetteva un accesso diretto dall'esterno ai locali di servizio posti al pianterreno. La scalinata fu modificata nel XVIII secolo da Ottavio Bertotti Scamozzi che la riportò alla forma originale e il piano attico venne suddiviso in stanze.
Alla morte del committente Almerico, nel 1589, la villa finì in eredità al figlio naturale Virginio Bartolomeo il quale, a causa della disastrosa gestione economica, fu costretto a venderla due anni dopo, nel 1591, ai fratelli Odorico e Mario Capra. Furono i Capra a portare infine a termine il cantiere trent'anni dopo, nel 1620, con la decorazione interna ad affresco. Lo Scamozzi aggiunse gli annessi rustici esterni (la barchessa, staccata dal corpo principale) per le funzioni agricole, non previste nel progetto originario. Al complesso fu aggiunta infine la cappella gentilizia, costruita da Girolamo Albanese per volontà del conte Marzio Capra tra il 1645 ed il 1663.

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